Vasca battesimale

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Michelozzo, Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi detto, attr. (Firenze 1396 – 1472)

Anni Trenta-Quaranta del XV secolo

Marmo, diametro cm. 69, h. vasca cm. 15

Descrizione: Nessuna notizia si ha rispetto l’originale provenienza della vasca battesimale. Anche dal punto di vista della proprietà sappiamo poco e in particolare che, da ultimo, fu acquistata nel 1980 dall’antiquario Giorgio Astronomi di Firenze il quale la individuo` e la classifico` come un’opera del XV secolo di scuola toscana. La vasca e` un’opera realizzata con un disegno molto semplice dalla superficie levigata che le conferisce un aspetto molto elegante. E`stata ideata per una visione a tutto tondo, lo si intuisce dalla disposizione dei serafini che adornano la modanatura. Purtroppo l’opera si presenta incompleta, manca della colonna che la sorreggeva, ma ben mostra di appartenere al gusto ed al linguaggio rinascimentali d’influenza romana, con la sua armonia ottenuta dalla perfetta corrispondenza tra le diverse parti e nell’insieme. Si guardi in particolare la corrispondenza delle curve della modanatura che concludono con i diversi livelli dei volti, creando cosi` una corrispondenza tra l’evoluzione dei volumi, quelli strutturali con quelli fisionomici. Le teste dei serafini sono realizzate attraverso volumi ampi che mettono in risalto i tratti fisionomici disegnati con un tratto deciso. Sono rappresentati statici come assorti nei loro pensieri con lo sguardo focalizzato verso il basso, ulteriormente marcato dalla linea delle palpebre e dall’arco sopraccigliare. Esatta e` l’attribuzione alla scuola toscana, ma può essere maggiormente circoscritta a quella fiorentina dove, sulla strada aperta da Donatello, ancora troviamo una scultura legata allo studio dell’antico. Il gusto per l’ornato semplice e raffinato, le particolarita` stilistiche prima individuate sulla vasca battesimale si riscontrano nell’opera scultorea di Michelozzo, che molto deve alla collaborazione nata con Donatello nel 1425 fino al 1433, ma che si discosta da questo ultimo, per il robusto e statico plasticismo che pervade le sue figure, in contrapposizione al fermento, al pathos che Donatello accentua.

Pubblicato su: La forma del Rinascimento, Donatello, Andrea Bregno, Michelangelo e la Scultura a Roma nel Quattrocento, a c. di Claudio Crescentini e Claudio Strinati, Rubbettino Ed., 2010, pp. 274-75. 193

Estratto dalla scheda di Laura Ciferri