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Testa di fanciullo

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Testa di fanciullo

Eberhard Keilhau detto Monsù Bernardo (Helsingør 1624 – Roma 1687)

Olio su tela, cm. 42,5 x 33

Il piccolo dipinto è eseguito con pennellate rapide, sicure e affettuose, che con poca materia riescono a tratteggiare le parti esposte alla luce del volto di un fanciullo,
lasciando all’imprimitura rossastra il compito di intonare le ombre intermedie, rafforzate
solo con qualche marcatura di bruno, che trova il suo apice negli occhi. A pochi tratti di
pittura si limita dunque questa testa d’espressione che un cappellaccio a falde larghe
trasferisce verso il genere pauperistico di epoca barocca.

Entro il genere che venne chiamato dei bamboccianti, la vasta opera di Keilhau e la sua
nitida poetica costituiscono una eccezione che evita ogni pietismo in favore di un vero e
proprio riscatto della modestia. Se si distingue questa singolare rappresentazione della
realtà dal più scontato stereotipo del ‘pitocco’ mendico, si scorge una linea di serenità
popolare che, nel secolo successivo, si ritrova anche in certi ritratti infantili di Fra
Galgario.
Opere come quella di cui stiamo parlando sono all’origine di un tema specifico che mette
in scena la rappresentazione del ‘monello’ e che porta idealmente fino a Charlie Chaplin
e al Sciuscà di Rossellini. È l’emancipazione pittorica secentesca che fa propri questi
argomenti e la loro restituzione ‘impressionistica’ a fondare un pensiero moderno del
povertà.

Dopo la pubblicazione dell’importante monografia che Minna Heimbürger ha dedicato
a Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo (Roma 1988), sono riemerse molte opere che
chiariscono sempre meglio il talento e la poetica di questo straordinario artista.

Massimo Pulini